Nella Passione di Christo secondo Giovanni il musicista ha affidato al coro virile, spartito in quattro voci, le turbarum voces, cioè gli interventi del popolo, dei soldati e dei grandi sacerdoti, mentre lo storico, cioè la voce recitante, presenta il testo evangelico nella "lingua fiorentina" affinché, come ebbe a dire il Corteccia, la comprensione del popolo fosse esatta ed immediata.
Il racconto della Passione di Christo si snoda quindi lungo due direttrici: la recitazione in volgare e gli interventi della folla in latino. La narrazione evangelica viene interrotta nei momenti salienti da alcuni responsori tratti dalle profezie e dalle lamentazioni che rappresentano, secondo le intenzioni del Corteccia, momenti di devota meditazione.
Questi inserti polifonici sono le pagine più ispirate dell'intera opera: in particolare il toccante Trìstis est anima mea, il drammatico Caligaverunt oculi mei, e il Tenebrae factae sunt, che è considerato un capolavoro del genere mottettistico.
Alla conclusione, dopo la morte di Christo, il Coro conclude con l’Evangelium, che è il racconto della deposizione dalla croce e della sepoltura.
Da questo repertorio il Gruppo Polifonico Claudio Monteverdi ha anche tratto uno splendido compact disc.